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IL COMMESSO AUDACE Quel giorno avevo già provato più di una..

IL COMMESSO AUDACE

Quel giorno avevo già provato più di una ventina di capi.
Mi era presa una sindrome da shopping sfrenato.
Felicissima con le mie buste piene di vestiti, passeggiavo con passo spedito nei lunghi corridoi del centro commerciale, non avevo nessuna intenzione di perdere nemmeno un minuto della mia giornata libera.

Mi avvicinai all’ennesima vetrina e attratta da un vestitino rosso, decisi di entrare in negozio e farlo mio, ovviamente con la mia solita ansia di trovare la taglia giusta, che poteva calzarmi a pennello.

Mi accolse la commessa con un saluto, ma senza sorriso (non sempre capita fortunatamente), abbassando subito la testa intenta a messaggiare con chissà chi.
Cominciai a girarmi intorno alla ricerca del mio vestitino rosso preferito, sempre nella totale indifferenza della tipa al bancone.
“Eccolo!” esclamai. Non fu complicato poi trovarlo, visto che il rosso attrae l’attenzione persino di un miope.
Presi due taglie e visto che volevo provarlo in camerino, ne approfittai prelevando anche altri quattro capi.
Per evitare qualsiasi tipo di richiamo, ritenni giusto avvisare la commessa se fosse possibile entrare con 5 capi in camerino e provarli ovviamente.
La ragazza mi rispose con un “Si, certo!” quasi con un filo di fiato e fece un cenno con la testa, abbassandola nuovamente verso il suo affezionato smartphone.

Non ero molto pratica del posto, ma la situazione mi faceva capire che dovevo sbrigarmela da sola.
Buttai l’occhio dalla parte di dietro del bancone della cassa, e notai a una certa distanza le tendine scure dei camerini.
Arrivata al corridoio dei camerini femminili, poco prima notai subito a fianco una stanza adiacente che portava al magazzino.
Il ragazzo all’interno, impegnato a sistemare scatoloni di grossa taglia, accorgendosi della mia titubanza, mi chiese “Hai bisogno?”.
Diretta già verso il mio camerino, feci dietro front e mi affacciai, per avvisarlo che non avevo bisogno di nulla, ringraziandolo per la cortesia, che fino a quel momento sembrava non abbondare.

Scelsi l’ultimo camerino, ma potevo cambiarne uno per ogni capo, visto che di clienti forse eravamo io e un’altra signora in quel negozio.
All’interno c’era un’illuminazione soffusa, ma molto gradevole e uno specchio a grandezza naturale che tutte le donne vorrebbero portarsi a casa, o meglio ancora, magari ripiegandolo più volte in borsa.

Cominciai a denudarmi.
Non era la prima volta che lo facevo, nel corso della mia giornata di shopping.

Ovviamente scelsi di provare per primo il vestitino rosso, beh alla fine ero lì per questo motivo…
Appesi in alto sulle grucce tutto il ciò che indossavo, compreso reggiseno.
Infilai su il vestito e nn staccai gli occhi dallo specchio, come sempre, per verificare se ci fossero eventuali difetti addosso.
Nel frattempo che mi giravo e mi rigiravo davanti allo specchio, sentì fuori la voce di un ragazzo: “Si, prima di staccare oggi, ti libero tutta la roba in magazzino!”.
Non sono mai stata una ragazza curiosa, per carità, ma come sottofondo c’era solo musica a basso volume, quindi non fu difficile ascoltare il discorso e intuire che fosse il ragazzo che avevo incrociato poco prima. Credo che parlasse al telefono con il titolare o chi per lui.

Tornai a fissarmi allo specchio e mi accorgevo che più passava il tempo e più quel vestito e quel rosso mi donava. Ero strafelice, non mi sarei staccata per niente al mondo, ma dovevo comunque provare gli altri capi che avevo portato in camerino.
Fuori nel frattempo, un rumore di gruccia cascata per terra, mi distolse da quella sfilata allo specchio.

Era ancora lui, ma questa volta non era molto distante, tanto che sentivo i suoi passi e il suo fischiettare.
Successivamente il rumore delle tende sfilate, mi faceva immaginare che stava sistemando dei vestiti che altri clienti avevano lasciato appesi negli altri camerini.

Un po’ imbarazzata pensai bene di darmi una mossa, ma proprio in quel momento senti la sua voce proprio dietro la tenda: “Signorina, è suo il vestito qui a terra?”
Sorpresa, gli risposi: “Ehm, controllo subito!”.
Ricontrollai immediatamente tutto quello che avevo portato in camerino ed effettivamente mi accorsi che mancava un vestitino nero che avevo sicuramente perso durante il percorso fino ai camerini.
Rimasi col vestitino ancora addosso, mi affacciai dalla tendina e vidi il ragazzo con il vestito tra le sue mani.
Gli risposi sorridendo: “Si, è il mio grazie. Sei stato gentile, in realtà non mi ero ancora accorta!”
Lui, sempre con fare gentile, mi consegnò il vestito e appena allungai le mani dietro la tenda, scorse un po’ il mio vestito addosso.
“Le sta molto bene quel vestito, se ha bisogno sono qui a suo completo servizio!”.
Come finì di pronunciare quella frase, diventai in un attimo rossa dalla vergogna.
A tutte le donne fa piacere ricevere complimenti, soprattutto dai bei ragazzi e lui apparteneva a questa categoria, oggettivamente.
Gli sorrisi ringraziandolo nuovamente e mentre mi accingevo a richiudere la tendina, mi fermò chiedendomi: “Mi scusi ancora signorina, ho bisogno di controllare giusto un attimo il suo camerino, sto recuperando le grucce e fra pochi minuti stacco, se per cortesia mi farebbe entrare?”
Spalancai gli occhi e stranita da quella sua richiesta, rimasi qualche secondo senza parlare…

FINE PRIMA PARTE

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